Nazim Hikmet, Mosca, 1959.


Stamattina sento il freddo di cui si parla nei romanzi di Dickens! C'è un gran bel sole e nessuna nuvola nel cielo. Nonostante tutto, però, ogni strada che mi ritrovo a percorrere è perennemente all'ombra e mi sto congelando. Ora sono in fila nello studio del mio dottore e mi trovo nella classica situazione di chi sa quando arriva in un posto ma non sa quando potrà mai uscirne. Perciò eccomi qui a scrivere qualcosina con la tastiera un po' striminzita del cellulare.
Mentre stavo camminando di buon passo per non congelare, uno dei pensieri che mi ha sostenuta e mi ha dato la forza di arrivare qui il prima possibile (che esagerazione!) è stato che qui davanti c'è una pizzeria. Avevo una gran fame e il mio stomaco si faceva sentire in modo sempre più impaziente e aggressivo, cosa che ha il potere di influire gravemente sul mio umore. Pregustavo il momento in cui sarei arrivata qui davanti e avrei dato un morso (ma molti di più, in effetti...) a quelle splendide pizzette rosse con bordo abbrustolito e croccante, che ti ungono un po' le dita ma che hanno il gran pregio di farti sorridere come una bambina. E mentre mi avvicinavo alla mia tanto desiderata meta, non riuscivo a togliermi dalla mente il primo verso di questa poesia di Nazim Hikmet, del 1959. Ci pensavo e mi sono detta che effettivamente l'effetto che mi fa l'amore e la felicità che riesce a darmi somiglino molto a come mi fa sentire dare un morso a quelle pizette. E a tanto altro.

Ti amo come se mangiassi il pane spruzzandolo di sale
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l'acqua con le labbra sul rubinetto
Ti amo come guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chi
pieno di gioia pieno di sospetto agitato
Ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo
Ti amo come qualche cosa che si muove in me
quando il crepuscolo scende su Istanbul poco a poco
Ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.

Poesia meravigliosa!

© 2011 Maria Pamela Menale

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